ADORAZIONE da una predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa
SILENZIO ALLA PRESENZA DEL SIGNORE
Il termine adorazione “all’inizio indicava il gesto materiale di prostrarsi faccia a terra davanti a qualcuno in segno di riverenza e sottomissione”. E in questo senso plastico la parola adorazione è usata ancora nei Vangeli e nell’Apocalisse. È l’unico atto religioso che “non si può offrire a nessun altro, neppure alla Madonna, ma solo a Dio”. Adorare significa “elevare a Dio un inno di silenzio”
Se proprio si vuol dire qualcosa per fermare la mente vagabonda, conviene farlo
con parole più semplici, più brevi. Per esempio: Amen, Amen. Adorare infatti è
acconsentire. È lasciare che Dio sia Dio. È dire sì a Dio come Dio e a se stessi co-
me creature di Dio.
ADORARE È UN PRIVILEGIO
“Come l’acqua trova la sua pace nello scorrere verso il mare e l’uccello la sua gioia nel seguire il corso del vento, così l’adoratore nell’adorare”
Adorare Dio non è un obbligo, è un privilegio. L’uomo ha bisogno di qualcosa di
maestoso da adorare! Non è dunque Dio che ha bisogno di essere adorato, ma
l’uomo di adorare.
ADORAZIONE EUCARISTICA
La Chiesa conosce una forma particolare di adorazione: l’adorazione eucaristica. È un “frutto relativamente recente della pietà cristiana% che si è cominciato a sviluppare, in Occidente, a partire dall’XI secolo
“Stando calmi e silenziosi davanti a Gesù sacramentato, o a una sua icona, si de-
pongono i propri progetti per fare posto a quelli di Cristo, la luce di Dio penetra
nel cuore e lo risana”.
COME FOGLIE VERDI
Con l’adorazione eucaristica, “avviene qualcosa che richiama ciò che avviene sugli alberi in primavera, e cioè il processo della fotosintesi”. “Spuntano dai rami – le foglie verdi; queste assorbono dall’atmosfera certi elementi che, sotto l’azione della luce solare, vengono `fissati’ e trasformati in nutrimento della pianta”. “Senza tali foglioline verdi, la pianta non potrebbe crescere e portare frutti e non contribuirebbe a rigenerare l’ossigeno che noi stessi respiriamo”. “Noi dobbiamo essere come quelle foglie verdi”.
ADORAZIONE TRA ESCATOLOGIA E PROFEZIA
La contemplazione cristiana “non consiste nel guardarsi l’ombelico, alla ricerca del proprio io profondo”. È sempre un intreccio di due sguardi e anche se a volte il nostro “si abbassa”, non viene mai meno quello di Dio. Contemplando Gesù nel Sacramento dell’altare “noi realizziamo la profezia fatta al momento della morte di Gesù sulla croce”: “Guarderanno a colui che hanno trafitto (Gv 19, 37)”. “Tale contemplazione è essa stessa una profezia, perché anticipa ciò che faremo per sempre nella Gerusalemme celeste quando non cesserà la contemplazione dell’Agnello immolato per noi”.