2018/ Apr ESORTAZIONE APOSTOLICA GAUDETE ET EXSULTATE

È stata presentata il 9 aprile l’esortazione apostolica in cui il Papa scrive di come si diventa santi (nella vita quotidiana). Non un “trattato” ma un invito a far risuonare nel mondo contemporaneo una vocazione universale, la chia-
mata a diventare santi. È questo l’obiettivo dichiarato di Papa Francesco per l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate. Si diventa santi vivendo le Beatitudini, la strada maestra perché “controcorrente” rispetto alla direzione del mondo. Si diventa santi tutti, perché la Chiesa ha sempre insegnato che è una chiamata universale e possibile a chiunque, lo dimostrano i molti santi “della porta accanto”. La vita della santità è poi strettamente connessa alla vita della misericordia, “la chiave del cielo”. Dunque, santo è chi sa commuoversi e muoversi per aiutare i miseri e sanare le miserie. Chi rifugge dalle “elucubrazioni” di vecchie eresie sempre attuali e chi, oltre al resto, in un mondo “accelerato” e aggressivo “è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo”. il titolo “Gaudete et exsultate”, “Rallegratevi ed esultate”, ripete le parole che Gesù rivolge “a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua”, alla Chiesa prossima alla “carne di Cristo sofferente”. I 177 paragrafi sono un modo per “far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità”, indicando “i suoi rischi, le sue sfide, le sue opportunità” (n. 2).

Esortazione ap. Gaudete et Exsultate documento in PDF 

2018/ Apr Don Lorenzo Barro scrive da Chipene

Chipene 14 Febbraio 2018
A Chiepene è finalmente arrivata la pioggia… anche troppa! Tanto che, pur attesa, sta creando non pochi problemi: è stata molto abbondante […] Di danni ce ne sono stati, pesanti nella fascia più bassa della diocesi: […] vento e pioggia hanno distrutto moltissime case e infrastrutture. Per giorni è mancata l’energia elettrica perché molti pali e tralicci avevano ceduto.
Tante le strade rimaste interrotte, perché squarciate dal passaggio dell’acqua o per i ponti crollati. Il primo bilancio parla della necessità di 477 milioni di meticais (meno di 7 milioni di euro) per ripristinare le infrastrutture. La Caritas diocesana si sta organizzando per reperire fondi e realizzare un intervento di primo appoggio alle famiglie rimaste senza casa: comprare e distribuire teli di plastica per una prima copertura di emergenza per circa 6.500. Anche in questo caso la miseria aggrava le cose. Molte case sono costruite ancora in maniera tradizionale,con alcuni pali e canne di bambù riempite di terra. Quando prendono acqua la terra torna a sciogliersi in fango e cade tutto. Se il tetto è ben fatto tutto va bene, ma se ci si mette anche il vento è difficile salvare qualcosa.
Non esistendo pianificazione territoriale, la gente si sistema dove reputa più opportuno, senza valutare se si colloca in una bassura o in un potenziale punto di passaggio d’acqua. Il suolo è tutto molto esposto all’erosione (le strade ne pagano le conseguenze), ma il modo “normale” di guadagnare terreno alla “machamba” (al campo coltivato) fa piazza pulita di tutto lasciando il terreno nudo: significa più calore e siccità con il sole, erosione e dilavamento quando piove.[..]