Gli affreschi perduti di Bartolomeo da Belluno

 

Il Popolo, domenica 8 Febbraio 2015
Sentiti ringraziamenti ad Antonio MARTIN per il prezioso servizio informativo.anticaporto

 

 


DA UNO STUDIO DELL’ACCADEMIA
DI SAN MARCO

L’antica chiesa di S. Andrea
Temi degli affreschi

I perduti affreschi di Bartolomeo da Belluno
commissionati per l’antico Duomo di Portogruaro (1445)

“I perduti affreschi di Bartolomeo da Belluno nel Duomo di Portogruaro (1445)”: è lo studio di Giovanni Tomasi, pubblicato negli atti dell’Accademia “San Marco” di Pordenone (16-2014), che comprende la trascrizione del testo latino di un contratto conservato all’Archivio di Stato di Treviso. L’atto, sottoscritto il 10 maggio 1445davanti al notaio portogruarese Antonio de Perinis, riguarda l’affidamento al pittore bellunese della realizzazione di una vasta superficie di affreschi nell’abside e nel presbiterio. Il testo indica dettagliatamente tutte le figure che dovevano essere dipinte (vd. testo a lato), ispirate alla vita di Gesù e alle storie di Sant’Andrea Apostolo e di San Giovanni Battista.
I committenti erano due: la Comunità di Portogruaro nella persona del suo Podestà e il Capitolo di Concordia, che aveva la cura anche della pieve di S. Andrea.
Fu pattuito il compenso di 200 ducati, una somma rilevante ma adeguata alla dimensione dell’intervento. I lavori dovevano essere eseguiti nel successivo mese di luglio. Un capitolato dettagliato riguardava i materiali e i colori da impiegarsi.
Il saggio riporta anche brevi notizie biografiche sul pittore, desunte da atti notarili. Vi risulta che Bartolomeo da Belluno soggiornò a lungo a Portogruaro tra il 1445 ed il 1453 (anno in cui venne composta una sua controversia con una donna portogruarese per un debito di 16 ducati, residuo dell’affitto da lui dovuto).
Lo studio si conclude con alcune considerazioni sulla figura dell’Apostolo Andrea e sul suo culto nel Triveneto, con particolare attenzione per la Diocesi di Concordia e le contermini di Udine e di Ceneda (Vittorio Veneto).
Tomasi getta nuova luce sulla storia dell’arte locale del Quattrocento, suscitando anche rinnovati interrogativi sull’antica chiesa di S. Andrea, che fu demolita nel 1793 per lasciare posto alla costruzione dell’attuale Duomo, consacrato nel 1833.

L’iconografia. Il contenuto iconografico dei dipinti di Bartolomeo da Belluno è testimoniato solamente da questo contratto. Gli affreschi andarono perduti con la demolizione settecentesca dell’edificio che li custodiva. Va considerato anche che potrebbero essere stati coperti già molto prima da una mano di bianco di calce, misura praticata per disinfettare gli edifici in occasione delle pestilenze. Il flagello della peste colpì Venezia ed il suo territorio in più occasioni, soprattutto nel 1575 e nel 1630.

Domanda finale: visto che il pittore Bartolomeo da Belluno soggiornò a lungo a Portogruaro, ci sono nella città del Lemene dipinti della metà del Quattrocento che possono essere a lui attribuiti?
Un primo pensiero va agli affreschi frammentari dell’abside della chiesa di San Cristoforo del Collegio Marconi, ricomparsi un trentennio fa con i restauri degli anni ’80. L’autore è ancora ignoto.

Antonio Martin

L’ANTICA CHIESA DI SANT’ANDREA

scorciosantandrea

Sant’Andrea oggi nella stessa prospettiva nel panorama dell’immagine di apertura: la facciata ha preso il posto dell’abside.

L’antica chiesa di S. Andrea venne edificata nel dodicesimo secolo. Probabilmente la costruzione iniziò subito dopo la stipula della convenzione livellaria del vescovo Gervino con i Portolani (10 gennaio 1140). L’atto diede impulso allo sviluppo del porto fluviale e del centro abitato. L’edificio era già una realtà prima del 1186, anno in cui Papa Urbano III riconobbe le giurisdizioni spirituali e temporali del vescovo di Concordia Gionata, comprendendovi anche la pieve “de Portu Gruarii”.
Sull’aspetto della chiesa demolita abbiamo una descrizione molto sommaria dello storico portogruarese Antonio Zambaldi datata 1840, che riportò le testimonianze di alcune persone che la videro prima dell’abbattimento: era di forma gotica, aveva tre navate, con l’abside ad est e la facciata ad ovest (il contrario del Duomo attuale).
La sola immagine dell’antica chiesa, giunta fino a noi, è la vista della parte absidale, che si trova nella rappresentazione della città dipinta nella parte inferiore della pala votiva conservata oggi nel secondo altare laterale destro: “Madonna col Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano che intercedono per la città di Portogruaro“. Il dipinto, opera di un discepolo di Palma il Giovane, venne realizzato in occasione della peste del 1630. Da questa pala è tratta la famosa veduta di Portogruaro rappresentata in molte stampe successive. Da alcuni elementi, quali il Palazzo Municipale (senza le ali laterali, realizzate nei primissimi anni del ’500), il ponte dei Mulini (ancora in legno, la costruzione in pietra risale al 1554) e il Fondaco (rappresentato senza l’arco, la cui erezione è del 1557), si può dedurre che si tratti di un’immagine che riprende la città di Portogruaro come appariva alla fine del Quattrocento. Ci potrebbe essere una qualche relazione tra questa immagine del dipinto votivo, risalente al 1630 circa, e la “terra di Portogruaro” rappresentata nella mani di S. Andrea dall’affresco di Bartolomeo del 1445? (A.M.)

TEMI DEGLI AFFRESCHI

Il testo latino del contratto permette di comprendere la vastità dell’impianto iconografico, che si sviluppava nella parte absidale della navata centrale (capella magna) e di una delle due navate laterali (capella parva). La traduzione proposta è necessariamente libera.
NAVATA CENTRALENel soffitto: nei quattro angoli, i quattro Dottori della Chiesa con le loro cattedre e accanto i simboli dei quattro Evangelisti (il nome dei dottori non è indicato, ma dovevano essere Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio). Nella parete verso Oriente: in alto, Dio in trono con gli Angeli; nella parte destra la Beata Vergine Maria e nella sinistra S. Andrea in ginocchio con in mano “la terra di Portogruaro”; in basso, Cristo in croce con i ladroni, la Madonna e S. Giovanni ai lati, con sotto i soldati, i giudei e le vesti del Cristo messe in sorte. Nella parete verso sud: la vita di Cristo in 34 quadri (Annunciazione, Natività, Circoncisione, Adorazione dei Magi, Presentazione al tempio, Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Disputa tra i dottori del tempio, miracolo delle nozze di Cana, Battesimo di Cristo, le tre tentazioni, la moltiplicazione dei pani, la cacciata dei mercanti dal tempio, la Trasfigurazione, la resurrezione di Lazzaro, l’ingresso a Gerusalemme con i bambini esultanti e le palme, la Maddalena che lava i piedi a Gesù, l’Ultima Cena, la preghiera sul monte Oliveto, il bacio di Giuda, Pietro che stacca l’orecchio al servo, Cristo condotto da Caifa e la flagellazione, Cristo da Pilato, Cristo da Erode, Cristo ritorna da Pilato e l’incoronazione di spine, Cristo porta la croce, il Sepolcro, la Resurrezione, le Pie Donne al Sepolcro incontrano l’Angelo, Cristo appare alla Maddalena nell’orto, l’apparizione di Cristo ai discepoli nel cenacolo con l’incredulità di Tommaso, l’Ascensione, gli Angeli che apparvero ai discepoli dopo l’Ascensione, la discesa dello Spirito Santo). Nell’arco: nella parte superiore i dodici Profeti, nella inferiore i dodici Apostoli.
NAVATA LATERALENel soffitto: i quattro Evangelisti seduti sulle loro cattedre. Nella parete verso Oriente: la Vergine Maria con il Figlio in braccio, sotto San Giovanni Battista e Sant’Andrea con Santi e Sante. Nella parete verso sud: la storia di Sant’Andrea con 12 o 14 capitoli. Nella parete verso nord: storia di San Giovanni Battista con 12 o 14 capitoli. Nell’arco: Santi e Sante. In entrambe le navate: previste iscrizioni in lingua italiana ad illustrare il contenuto di ciascun episodio. (am)

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