Si è conclusa con una festa di giovani la visita del Papa in Myanmar. Francesco ha indicato ai ragazzi birmani la via del futuro: “… è bello e incoraggiante vedervi, perché ci recate un lieto annuncio di bene, il lieto annuncio della vostra gioventù, della vostra fede e del vostro entusiasmo. Vorrei che la gente sapesse che voi, giovani del Myanmar non avete paura di credere nel buon annuncio della misericordia di Dio, perché esso ha un nome e un volto: Gesù Cristo”.
Francesco si è presentato poi come «apostolo di pace» in Bangladesh, paese che vive la crisi dei Rohingya, la minoranza in fuga dal Myanmar, che affolla i campi profughi in aree già problematiche del Paese. Nell’incontro con un gruppo di appartenenti all’etnia il Santo Padre ha detto: “Vi chiedo perdono per l’indifferenza del mondo … vi sono vicino, la situazione è molto dura”. Per la Chiesa la visita di papa Francesco si pone nel segno della continuità dopo la tappa di Giovanni Paolo II (1986) e la breve sosta di Paolo VI all’aeroporto di Dacca (1970).